Vinicio Berti nasce a Firenze nel 1921. Esordisce come artista nei primi anni Quaranta in stile realistico-espressionista, sensibile alla tragicità della guerra. Dopo la Liberazione, nel 1945, partecipa alla fondazione del giornale Torrente, promotore di un’arte attenta alla realtà e all’impegno civile. E’ tra i protagonisti del movimento innovativo “Arte d’oggi”. Passando attraverso cubismo e futurismo approda all’astrattismo nel 1947, quando partecipa alla formazione del gruppo “Astrattismo classico”.

Accanto alla produzione artistica, sempre orientata alla ricerca, che lo colloca tra i maggiori pittori astrattisti italiani, dà vita a personaggi a fumetti e ad avventure disegnate dove il suo segno è finalizzato alla narrazione sequenziale, per di più rivolta al lettore più giovane.

Pubblica quindi su La Settimana dei ragazzi e, per lungo tempo, su Il pioniere, settimanale per i ragazzi prodotto dal Partito Comunista Italiano come alternativa di sinistra al potente Vittorioso cattolico e al borghese Corriere dei piccoli), continuando poi sulle pagine per ragazzi di Noi donne, settimanale dell’Unione donne italiane (UDI).

Illustra tra l’altro, per la Bemporad-Marzocco, “Il giornalino di Gian Burrasca” e “Ciondolino” (due classici di Vamba) e “Le avventure di Pinocchio” (di Collodi). Nel 1971 collabora con la nascente rivista di satira Ca Balà.

Tra i suoi personaggi a fumetti hanno particolare successo Chiodino (1952) (su testi di Marcello Argilli e Gabriella Parca) e Atomino (1963) (sempre su testi di Argilli).

Opere pittoriche, disegni, scritti e tavole a fumetti costituenti il Fondo Vinicio Berti sono custoditi dalla Biblioteca Marucelliana di Firenze.

ATOMINO

PERSONAGGI RITRATTI CON SCRITTE 500 PX4

Atomino

Tavola autoconclusiva

1977

COPYRIGHT, tutti i diritti riservati all’autore

Le avventure di Atomino (nato da un esperimento atomico militare nel deserto africano, dove una bomba esplode facendo “plaf!” invece di “bang!”, generandolo), con la sua amica Smeraldina e il papà di lei, lo scienziato buono Zaccaria, hanno le ambientazioni più diverse, da Cinecittà al West e alla vita quotidiana del cittadino italiano.

Così si presenta Atomino nell’introduzione a “Il Jolly dei ragazzi” (manuale pratico del tempo libero, Fratelli Fabbri Editori, Milano, 1977):

Mi chiamo Atomino e sono un atomo, il più straordinario atomo che esista al mondo. […] Sono un atomo speciale, un atomo-ragazzo, grande quanto voi. Ma non solo per questo sono starordinario […]. Posso fare di tutto: sviluppare elettricità, calore, onde magnetiche, e se mi arrabbiassi diventerei… una bomba.

Ma io sono un atomo pacifico che ama la scienza vera, quella che aiuta gli uomini a vivere meglio. Sono nato proprio per questo scopo, con grande delusione di chi voleva destinarmi ad altri usi.

[…] La mia più grande amica, Smeraldina, la pensa proprio come me. Di atomi lei se ne intende, è figlia di un bravissimo scienziato, il professor Zaccaria. Io li considero una sorellina e un padre, e formiamo una famiglia modernissima. Da noi scienza e tecnica sono di casa e la nostra passione sono gli esperimenti e le invenzioni. […]”

Pubblicato inizialmente sul Pioniere dell’Unità dal n. 1 del 1963 al 1966, dopo la chiusura della testata viene ristampato in 6 albi quadrati (Atomino) della Società editrice Morano, di Napoli (e nel volume “Sei storie di Atomino”, dello stesso editore). Riprende poi in Noi donne, settimanale dell’Unione donne italiane (UDI) diretto da Miriam Mafai, almeno per cinque anni dal 1969 al 1974 nelle pagine denominate inizialmente “Pioniere – la pagina di Noi donne per i più piccoli” e successivamente “La pagina dei bambini”. Dalla prima avventura di Atomino trae spunto nel 1998 lo spettacolo di burattini “Atomino, una favola moderna” (40 minuti, per bambini di 6-10 anni) dell’Associazione culturale Maninalto.

Da WOW Museo del fumetto e della comunicazione – Fondazione Franco Fossati